Dall’11 maggio
al 27 giugno 1848 la Dieta esaminò a Berna la proposta di Costituzione
della Commissione. I rappresentanti dei Cantoni ne accettarono la maggior parte
dei punti senza grosse discussioni. Soltanto la struttura del Legislativo
richiese discussioni più estese. In definitiva occorreva decidere fra un
modello centralista e un modello federalista. Nella Commissione erano già state
discusse numerose varianti, ma su proposta dello svittese Melchior
Diethelm a
prevalere fu il sistema bicamerale (Consiglio nazionale e Consiglio degli Stati
con poteri uguali) ispirato al modello statunitense. Alla Dieta vennero
tuttavia presentate ancora numerose proposte, che spaziavano dal sistema con
rappresentanza cantonale esclusiva a una variante con due Camere con competenze
diverse fino al modello centralista con una sola Camera. Il sistema bicamerale
come lo conosciamo oggi raccolse infine una comoda maggioranza. Per alcuni
l’intero progetto costituzionale andava troppo lontano, per altri non
abbastanza. Pur ottenendo soltanto 13 ½ dei 22 voti cantonali nella votazione
sul complesso, l’esito fu sufficiente affinché il progetto potesse venir
sottoposto al voto popolare.
Il radicale vodese Henri Druey è considerato uno dei «padri» della Costituzione federale. Ebbe un ruolo molto attivo nella Commissione consultiva, della quale fu anche segretario, e in seguito difese il progetto alla Dieta in veste di relatore di lingua francese. Nella Commissione tentò di far passare indirettamente un modello monocamerale unitario, non riuscendoci. Entrò così in conflitto con lo zurighese Jonas Furrer, che riteneva sconsiderato il suo approccio. Offeso, il figlio dell’oste Druey rinfacciò all’avvocato Furrer di essere semplicemente un «intellettuale da salotto». Di fatto sotto il profilo del contenuto erano entrambi sulla stessa linea, ossia che bastasse una grande «camera parlamentare», ma Druey cambiò la sua posizione e votò per il sistema bicamerale sia in Commissione sia alla Dieta. Si potrebbe sospettare che il suo cambiamento fosse motivato dall’animosità nei confronti di Furrer. Decisive furono invece più che altro motivazioni di ordine tattico: Druey non voleva mettere in pericolo l’adozione della Costituzione e si aspettava che la Svizzera sarebbe passata in un secondo tempo al «sistema unitario» secondo il modello monocamerale. Non è quindi a una ripicca, ma piuttosto a un errore di valutazione a cui dobbiamo il nostro attuale sistema bicamerale.
In
Europa la Costituzione federale rappresentava un caso unico di stampo
repubblicano-democratico. Per quanto riguarda il coinvolgimento delle donne
nella politica, tuttavia, i membri della Commissione di revisione non presentarono
un progetto all’avanguardia. Il tema del «suffragio
femminile» non passò per la mente nemmeno dei deputati presenti alla Dieta e
nessuno di loro presentò una proposta in merito. Conformemente allo spirito del tempo alle donne
non era concesso né il diritto di voto né quello di candidarsi alle elezioni.
Le donne non erano pertanto rappresentate nel nuovo Parlamento federale, anche
se erano ben visibili nel nuovo Stato federale: nel simbolismo della
Confederazione le figure femminili occupavano in particolare un posto di
rilievo. Monete e francobolli furono armonizzati. Oltre alla croce svizzera erano
necessari altri simboli nazionali aggreganti e figure d’identificazione. Come
allegoria nazionale Helvetia è diventata dal 1848 la personificazione
dominante e visibile ovunque dello Stato federale. Accanto ad essa anche Libertas, l’allegoria della libertà, è fortemente
presente. A livello federale queste due figure femminili hanno messo
addirittura in ombra Guglielmo Tell. Anche se in occasione di celebrazioni erano
a volte impersonate da attrici, alle urne Helvetia e Libertas non erano
ammesse.
Prima
del voto i conservatori cattolici, sconfitti nella guerra del Sonderbund e
contrari al progetto di Costituzione, non riuscirono più a organizzare una
lotta difensiva efficace. Durante l’elaborazione del progetto i liberali prevalsero
all’interno della loro area politica e ne sostennero fortemente l’adozione.
Anche se per i radicali di sinistra il progetto non era sufficientemente
centralista e unitario, alla fine per ragioni di ordine superiore essi lo sostennero
ugualmente. Il progetto di Costituzione fu così definitivamente approvato da un’importante
maggioranza della popolazione e da 15 ½ Cantoni, mentre 6 ½ Cantoni lo respinsero.
Il tasso di approvazione variò sensibilmente: a Glarona fu del 100 per cento,
in Obvaldo soltanto del 3 per cento. Conformemente al Patto federale del 1815,
ancora in vigore, un emendamento necessitava dell’approvazione di tutti i
Cantoni. La maggioranza liberale alla Dieta decise tuttavia che da quel momento
sarebbe stata sufficiente la maggioranza. Date queste premesse il 12 settembre
1848 venne annunciata l’approvazione della Costituzione federale. Formalmente
la validità del vecchio Patto federale cessò il 16 novembre 1848, dopo la
costituzione dell’Assemblea federale e l’elezione del Consiglio federale. Per
la Svizzera fu un importante punto di svolta.
In materia di elezioni e votazioni corrette la Svizzera è attualmente considerata un modello a livello internazionale. Ma questo soltanto perché la prima votazione, quella sul progetto di Costituzione federale, non aveva stabilito uno standard. In effetti la «madre di tutte le votazioni federali» non può essere considerata esemplare. In mancanza di una legge elettorale nazionale, nell’estate 1848 furono i Cantoni a essere responsabili del loro svolgimento. Vigeva il suffragio maschile, che era in vari modi ulteriormente limitato a seconda dei Cantoni. In date diverse la maggior parte dei Cantoni organizzò votazioni popolari, mentre in cinque Cantoni decise la « Landsgemeinde ». In due Cantoni il popolo non fu nemmeno consultato: nei Grigioni decisero i Comuni giurisdizionali, mentre a Friburgo decise il Parlamento cantonale dominato dai liberali. A Lucerna il Governo liberale fece conteggiare i voti non espressi sul conto dei favorevoli. Di conseguenza né il numero ufficiale dei Cantoni favorevoli né quello dei voti favorevoli degli aventi diritto rispecchiavano le reali proporzioni. Nonostante tutte le irregolarità, con ogni probabilità il progetto di Costituzione sarebbe stato chiaramente accettato anche se la votazione si fosse svolta secondo gli standard odierni.